Lettera aperta a Gwyneth Paltrow

Cara Gwyneth Paltrow,
siccome vanno di moda le “lettere aperte” ho deciso di scriverne una indirizzata a te.
Quando ho sentito della tua separazione da Chris ho stappato una bottiglia di champagne per festeggiare, lo confesso. No, non è come credi tu, qua la mia gelosia perché sei uscita prima con Brad Pitt e poi sei riuscita a sposare Chris Martin non c’entra. E’ che sei di una rara antipatia, prendine atto.

Alla gente non stai antipatica perché sei nata bella, ricca, privilegiata e già inserita nel mondo del cinema di default, ma piuttosto perché sono vent’anni che ci frantumi le balle cercando di far dimenticare a chiunque che sei nata col culo nel burro e ti impegni a sottolineare quanto tu, in realtà, sia una persona tanto normale e conduca una vita banalissima.
Fidati. Non ci crede nessuno.

Vedi, l’idea che tu la domenica ti alzi e cambi la lettiera del gatto e la porti giù nel bidone è davvero irrealistica. Non sei credibile, come gran parte dei personaggi che hai interpretato al cinema, del resto.
Nascere privilegiati, è una gran fortuna, non una malattia rara di cui vergognarsi.
Fosse solo per quello ti potrei anche perdonare, il problema è che invece di farti scrivere due righe da una pierre con i controcazzi (a proposito se avessi bisogno fammi un fischio) ti ostini da anni a rilasciare dichiarazioni al limite del delirante e questo fa di te una persona poco intelligente oltre che completamente avulsa dalla realtà. Mi spiego?.

Per incominciare: “io e Chris ci siamo lasciati consapevolmente”. Certo Gwyneth, in italiano ha senso, ma in inglese cara mia non ne ha per niente: ‘Conscious uncoupling’ è un neologismo che non significa un benemerito. Quindi, anche nella separazione, hai per forza voluto fare l’alternativa e sappi che in tutti i paesi di lingua anglosassone ti hanno ampiamente presa per il culo. Ti va riconosciuto che separarsi civilmente, senza inutili battaglie legali e rispettare il tuo ex come padre dei tuoi figli è una bellissima cosa, ma la mia pietas nei tuoi confronti finisce qui.

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Detto questo, se mi rileggo alcune delle cose che hai detto in questi anni, mi viene la pelle d’oca e non certo per l’eccitazione. Girando per la rete ne ho trovate una quarantina che sono come minimo sconcertanti. Ti faccio qualche esempio?
“Preferirei morire piuttosto che far mangiare ai miei figli”… aggiungere un alimento normalmente destinato ai bambini a caso. Ecco, quando gliela vogliamo dare una fetta di pane e Nutella ai bambini? Dopo la menopausa, quando per smaltirla ci vogliono minimo 4 ore di palestra?.

Per altro, una che che chiama i figli l’una come una società di computer o come un frutto, -a seconda della coscienza di chi legge- e l’altro come un eroe biblico, si merita solo che la sua progenie, una volta cresciuta, intorno ai trentacinque anni sia preda del colesterolo, si ingozzi di junk food e abbia serie difficoltà dovute allo sniffare eroina.

Come regalo una volta hai portato i tuoi figli a prendere lezioni di sushi da un famoso cuoco stellato. Non hanno ancora dieci anni Gwyneth. Non ti sembra un po’ prestino?. E tu saresti “Una madre normale con le stesse difficoltà di qualsiasi altra madre che cerca di fare tutto e di tenere in piedi una relazione”?.

Sarai anche una madre normale, ma il tuo alto senso civico e rispetto per l’ambiente e bla bla bla non ti impedisce certo di farti usare il jet privato della Miramax per i tuoi viaggetti di mezz’ora. No dico, sai quanto consuma un jet che vola solo con te a bordo?. Tu, così attenta all’ambiente, te ne freghi alla grande quando riguarda te eh? Che poi, non ci sarebbe nulla di male, sono solo le palesi, enormi contraddizioni tra il tuo stile di vita e le tue esternazioni che ti rendono così odiosa.

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Cara Gwyneth, sei stata per anni la testimone di Geova del macrobiotico; ci hai fatto venire il latte alle ginocchia decantando le proprietà della zuppa di miso, ci hai sfrantecato i maroni con il tofu, ci hai ossessionato con termini come organic e gluten free; poi una volta, t’hanno chiesto cosa avessi mangiato per cena e tu hai risposto “ostriche e salsa cocktail!”. Che poi è un abbinamento orribile, fattelo dire. Adesso dichiari che ogni tanto fumi una sigaretta, che ti fai il botox perché alla fine è “naturale” e che la vita consiste tutta nel trovare il giusto equilibrio. Appunto.

Avrei molte altre cose da dirti cara Gwyneth, ma siamo su un magazine e la gente dopo un po’ si annoia di leggere, per cui vorrei concludere con le tue ultime e più recenti riflessioni sulla vita: “Credo sia diverso, quando hai un lavoro d’ufficio perché è un lavoro di routine e quindi puoi organizzare tutte le tue cose al mattino e rientrare a casa alla sera. Quando invece giri un film, ti dicono: abbiamo bisogno di te in Wisconsin per due settimane e poi lavori per 14 ore al giorno e quell’aspetto [del lavoro] è molto difficile. Credo che avere un lavoro regolare ed essere una madre, ovviamente comporti delle difficoltà, ma non è certo come essere su un set”.

 

Non potrei essere più d’accordo. Infatti, avendo lavorato a lungo sui set, certo non come star, ma come parte della troupe che lavorava con voi celebrities, posso davvero capirti. Stare su un set per 14 ore di fila, molte delle quali passate su un camper dotato di ogni comfort, con almeno due assistenti personali, una truccatrice, un hair stylist, una stylist e la sua assistente ed essere coccolata dal regista, dalla troupe e dai direttori di produzione pronti ad assecondare qualsiasi tuo desiderio che sia avere un massaggiatore sul set o un alimento particolare o organizzarti una gita privata in un museo che ci tieni tanto a vedere e magari -se proprio va male- dormire lontano da casa per un intero mese in un misero alberghetto a quattro stelle (orrore) ed essere pagate quanto? Un paio di milioni di dollari almeno? è davvero una fatica immane.
Se vuoi facciamo così: tu prendi la mia vita per un annetto ed io la tua. Poi, vorrà dire che se supererò tutte queste fatiche e questo stress -ma sento che sono forte e ce la posso fare- rimaniamo per sempre così. Vite scambiate grazie ad una sliding door. Che ne dici? Tu intanto pensaci su.

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