Metti una sera che magari fuori piove: te ne stai tranquilla a casa, ricevi una notifica di FB, apri messenger e… Sbadabam!
Eccola lì, la foto di un pene eretto che con simpatia ti fa l’occhiolino in tutti i suoi quanti? Dieci? Quindici? centimetri di fiera estensione.
Mittente non identificato, quasi certamente un tuo contatto vero che si è preso la briga di crearsi un secondo account, fotografarsi il belino in bagno (lo fanno sempre in bagno) e spedirlo a te, proprio a te e ad altre venticinque ragazze che in questo momento si stanno tutte facendo la stessa domanda:
“Ma perché?”
Alzi la mano a chi non è mai capitato di ricevere foto di questo tipo.
E seppure il detto “mal comune mezzo gaudio” dovrebbe fornire qualche sorta di consolazione, in questo caso bisognerebbe fare altro, prendere una posizione decisa una volta per tutte.
Perché questo fenomeno -chiamiamolo così- sta prendendo le dimensioni (in tutti i sensi) di una piaga biblica.
Siccome le timide rimostranze pubbliche delle tante ragazze che finiscono per sfogarsi sul wall con gli amici pare non abbiano alcun effetto, lasciate che mi erga a paladina delle tante che come me si sono ritrovate almeno una volta oggetto di attenzioni non richieste.
Per cui, cari commercialisti di successo, irreprensibili avvocati onanisti dalla doppia vita e, più in generale, maschi “belli di giorno/goffi molestatori di sera”, lasciate che ve lo dica con un linguaggio a voi abituale: con le vostre foto di erezioni serali ci avete veramente rotto il cazz*.
Sul serio, è ora di finirla.
Detto questo, resta però la domanda iniziale: perché lo fate? O meglio, perché alcuni uomini lo fanno? In rete l’unica inchiesta “seria” sembra essere quella riportata da Cosmopolitan USA: alla domanda diretta sul perché certi tizi sentano il bisogno di condividere random foto del proprio pene, pare che la risposta più comune sia stata che non ne hanno la benché minima idea. Alcuni a dir la verità hanno farfugliato di fierezza (alla John Holmes) e di una non meglio specificata ricerca del brivido, ma siccome non ho trovato queste risposte molto convincenti, mi sono rivolta al Dott. Andrea Cirelli, Psicologo, Psicoterapeuta specializzato in Ipnosi e Linguaggio del corpo.
Per cui, caro Dottore, ci potrebbe dare lei una spiegazione? Questo trend ha a che fare con un narcisismo esasperato o piuttosto con una carenza di autostima?
AC: Escludiamo la goliardata di un amico che, uscito a cena con altri, magari ha bevuto un po’ ed è andato oltre, magari è molto giovane e se lo fa una volta sola, come nel calcio, ci sta un cartellino giallo, un’ammonizione… Ma credo che qui si parli di adulti vaccinati e non di scherzi.
Partendo dall’ovvio, il comportamento ha a che fare prima di tutto con una carenza sentimentale/passionale verso una partner. Se infatti un soggetto maschile è coinvolto da un soggetto femminile, tende naturalmente a investire le sue energie libidiche esclusivamente verso l’oggetto del desiderio. Nel caso in cui il soggetto sia single, ci troviamo di fronte a un “meccanismo di offesa”, ossia l’evoluzione patologica di un “meccanismo di difesa” secondo la Psicologia Analogica. Siamo di fronte a un soggetto impaurito dalle donne perché ha subito da piccolo gravi sofferenze in famiglia. Questa persona tra le possibili conseguenze della vita adulta potrà avere delle difficoltà a esibire la propria virilità per la paura di non essere accettato.
Se invece il soggetto ha accumulato maggiormente rabbia e risentimento, tra le conseguenze patologiche, può trovarsi a sfogare il suo rancore e la sua frustrazione costringendo una femmina a guardarlo, ottenendo così due vantaggi virtuali e perversi: la “soddisfazione” nell’essere considerato come maschio e una temporanea riduzione della sua rabbia interiore.
Posto che quasi una donna su due (si parla del 45% delle intervistate) ha ricevuto almeno una dick pic nella vita e fermo restando che su di noi questi omaggi non graditi hanno lo stesso effetto eccitante quanto il vedere una struttura Pax di Ikea, si potrebbe iscrivere l’invio di foto entro una patologia moderna? Insomma, non è che alla fine questi signori sono l’equivalente virtuale del classico maniaco con l’impermeabile che si aggirava una volta nei parchi cittadini?
AC: Certamente è l’equivalente di quello. Aggiungo che un tempo l’esibizionismo nei nostri manuali diagnostici di riferimento era considerato come una patologia difficile da risolvere, mentre oggi grazie a tecniche di psicoterapia breve, riusciamo ad aiutare rapidamente queste persone la cui sofferenza non va ignorata.
Infine, avrebbe un consiglio da dare a chi si rende magari conto che sta facendo una cosa sbagliata ma non riesce a smettere? E un consiglio per noi che le hot pic le riceviamo? Ignorare o ridicolizzare il soggetto?
AC: E’ una bella cosa che lei si preoccupi di loro perché, come accennavo prima non è facile liberarsi dalle compulsioni radicate: si soffre parecchio. Pensiamo per esempio anche ai soggetti bulimici nel rapporto con il cibo, al gioco d’azzardo, alla dipendenza da internet… Chi soffre di comportamenti come questi si rivolga a tecniche di psicoterapia breve. Fornirò personalmente volentieri a chi lo volesse indicazioni di colleghi preparati ed efficaci, in qualsiasi città italiana.
Per chi subisce questi comportamenti, invece di tentare di risolverli con elaborati stratagemmi a effetto consiglio piuttosto:
-Evitare sempre di rispondere, perché l’idea che potrebbe nascere nell’esibizionista è che il soggetto femminile sia pronto a subire altri messaggi.
-Evitare di ridicolizzare o di arrabbiarsi perché l’esibizionista potrebbe eccitarsi di più e andare oltre con le oscenità.
-Se le molestie proseguono, rivolgersi alla polizia postale.
Salutiamo e ringraziamo il Dottor Cirelli. A questo punto la questione dovrebbe essere più chiara.
Solidarietà a tutte le donne che domani apriranno Messenger e si ritroveranno con una dick pic e un monito ai possibili spiritosoni che stuzzicati da questo pezzo si sentiranno in dovere di colmare le lacune e inviare foto non richieste: il farlo può configurare reato di molestie e stalking così come stabilito dalla Corte di Cassazione (sez. VI, sent n. 32404/2010).
Io vi ho avvisati.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Dante. Inferno, Canto ventiseiesimo.